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durata video:
04:48
intervistatore:
Ruth Deutschmann
fotografia:
Benjamin Epp
copyright location:
Innsbruck
data della ripresa:
2008-06-17
traduzione inglese di:
Sylvia Manning - Baumgartner
traduzione italiana di:
Nicole D´Incecco
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1930
trascrizione:
Lì anche dalla zia fui molto malata, spesso. E devo dire che lei mi curò molto. Potevo dormire nel suo letto, perché normalmente dormivamo nella camera fredda, ma in quel caso potevo dormire nel suo letto. E lei dormiva nel mio letto nella camera fredda. Ebbi il tifo, e all`epoca durava circa sei settimane, il tifo. Perché non c`erano ancora dei veri medicinali. Certo, il medico venne ogni giorno per darmi un`occhiata, ma non potevo mangiare nient`altro che Chateaux, me lo ha fatto sempre. Sa cos`è? Un`uovo molto sbattuto con un pò di vino e zucchero, e questo potevo mangiare. E brodo d`orzo - no, brodo di sago. È una roba cinese. Sono dei cicchi dall`aspetto vitreo, e se ne faceva una crema. Quindi mi preparava la crema di sago e per merenda sempre questo Chateaux. Era buono. Si prese molta cura di me. E poi ebbi anche un`appendicite. Fu poco prima ? della perforazione che andai in ospedale, perché non avevo mal di pancia. E dopo invece mi venne un gran mal di pancia. E quindi - mi era venuta anche la febbre -, mi portò dal medico e lì vomitai, e palpandomi diagnosticò un`appendicite. Quindi si dovette organizzare un carro, che mi portasse alla stazione che distava un`ora. Con un carro vecchio mi portarono alla stazione. E da lì andai col treno fino a Bolzano e dopo in ospedale, e nel frattempo si fecero le nove di sera. Dovettero prima chiamare dei medici, perché una perforazione era ormai imminente. E mi operarono dopo le nove di sera. Quando mi risvegliai ? „e quando mi risvegliai“ dovetti andare al bagno. Quindi dopo l`operazione - all`epoca facevano ancora dei tagli così, non come oggi - scesi dal letto con la ferita ed andai sul vaso da notte. Dopo venne l`infermiera: non devo alzarmi dal letto, non devo scendere, mi porta lei il vaso. E io le dissi: „Non lo sapevo." Era l`infermiera di notte, fu in mezzo alla notte. Ma per fortuna non si aprì nulla, l`avevano cucita bene. E prima dell`operazione mangiavo sempre le mele con il torsolo, e dopo non lo potei più fare. Non potei più mangiare il torsolo. Non sò perché. Probabilmente era dovuto alla psiche, forse il mio corpo sapeva che non lo dovevo più mangiare. Sì, e spesso mi ammalavo di ogni cosa possibile ? ebbi molti raffreddori, per via del dormire nella stanza fredda e del dover andare sempre dall`amica della zia a prendere il latte. Abitava lontano e mi si sono sempre ghiacciate le dita, sa? Le chiamavamo "Vuganzen". Le dita erano tutte rosse ed infiammate. E anche i piedi, per via del freddo, del freddo umido lì. E poi durante la notte mi prudevano terribilmente. E dovetti trascinare il bidone del latte con le mani malate. E quindi dissi: „Zia Lora, ho troppo freddo.“ E lei mi rispose: „Sì, anch`io ho freddo.“ Non le importò un bel niente se io; e spesso si ferivano le dita. Ed i piedi rimanevano attaccati alle calze, cioè le dita dei piedi. Non era un bello spettacolo. Ma poi in estate sì che si stava bene.